TASSO FISSO O INDICIZZATO?

Tasso fisso o tasso indicizzato?

Ultimo aggiornamento 19 Aprile 2023 da VetrinaFacile.it & Redazione

Tasso fisso o tasso indicizzato?

Il «tasso fisso» è una certezza: si sa da subito che rata pagheremo per tutti gli anni del mutuo e si può anche controllare facilmente se la rata addebitata dalla banca è corretta: una rata diversa dalle precedenti è sbagliata.

Il mutuo a «tasso indicizzato» è solitamente meno caro (circa un punto percentuale in meno) ma nel tempo, la sua gestione, necessita di più attenzione. Persone con un bilancio familiare limitato potrebbero non riuscire più a sostenere una rata a tasso indicizzato, se sale troppo. Si consideri poi che i tassi dei mutui (fissi e indicizzati), sono oggi relativamente bassi mentre è assai difficile prevedere l’andamento dei tassi nei prossimi 10-15 anni.

Chi ha un «reddito fisso» opti al tasso fisso per non rischiare di incorrere nel tempo, di pagare rate differenti (più alte rispetto a quelle iniziali), tali da non poterle sostenere.

Se invece avete una buona capacità di risparmio oppure siete degli «imprenditori» o dei «lavoratori autonomi» che possono facilmente aumentare il loro reddito nominale al variare dell’inflazione, il «mercato dei tassi» è infatti sensibile all’andamento dell’inflazione, potrete puntare sul tasso indicizzato.

Può capitare che sia impossibile ottenere un «mutuo a tasso fisso» della durata desiderata in quanto la rata da pagare non sarebbe sostenibile; in questo caso è gioco forza ricorrere a un «tasso variabile». L’abolizione delle penali di estinzione anticipata per i mutui stipulati dopo il febbraio 2007 – disposta secondo Decreto Bersani ha dato un’altro vantaggio al mutuo a tasso fisso: se i tassi di mercato dovessero scendere, sarà più facile e meno costoso stipulare un nuovo contratto di mutuo a tasso più basso.

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Tasso fisso o tasso indicizzato: capiamo che cos’è l’indicizzazione

Il modo con cui sono aggiornati i «tassi d’interesse», quindi, adeguati nel tempo a quelli prevalenti sui mercati finanziari, si chiama «indicizzazione». Si usano vari meccanismi, simili fra loro, per indicizzare. Il più usato è aggiungere qualche punto percentuale all’EURIBOR (Europe Interbank Offered Rate: il tasso a cui le banche sono disponibili a prestarsi tra loro il denaro e che si può trovare sui quotidiani finanziari).

Quest’aggiunta, di solito circa 2 punti, è chiamata «spread». Il tasso di riferimento aumentato dello spread, è il tasso con cui si calcolano gli interessi dovuti sul capitale.

Non è il caso di scegliere un mutuo per il modo in cui è indicizzato il tasso; infatti, se si osservano i tassi, anche su lunghi periodi, si nota che il loro andamento segue una strada comune e che le differenze fra i tassi sono sempre quelle. Anzi, la previsione di «tassi esotici», spesso legate all’andamento di valute dei mercati esteri, viene spesso utilizzate per offrire tassi particolarmente bassi ma esposti al rischio (spesso nascosto) di aumenti esponenziali.

Tasso fisso o tasso indicizzato: mutui e franco svizzero

Nel recente passato molti utenti sono rimasti scottati con i mutui legati al «franco svizzero»: la bassa inflazione del paese Alpino consentiva di praticare tassi particolarmente bassi ma, dopo pochi anni, la svalutazione dell’«euro franco» ha portato in salita le rate da pagare.

E’ quindi importante stabilire un chiaro meccanismo di indicizzazione legato all’andamento generale del mercato monetario affinché la banca non pratichi tassi arbitrari. Sono inoltre vietati espressamente dalla legge tutti i rinvii agli usi e ai tassi di mercato e che non facciano riferimento a un preciso parametro di indicizzazione.

Tasso fisso o tasso indicizzato: meccanismi di indicizzazione

Fate attenzione ai meccanismi di indicizzazione particolarmente complicati: accanto alla forma semplice EURIBOR, alcune banche si sbizzarriscono in operazioni di ingegneria finanziaria che prendono in considerazione medie ponderate di rilevazione di tassi. Stabilendo tetti massimi e minimi alla citazione del tasso, prevedono modalità alternative di calcolo nel caso in cui il tasso diventi troppo alto o troppo basso.

Se la forma diventa troppo complicata sarà più difficile controllare l’importo delle singole rate e, soprattutto, sarà impossibile comprendere se quello è proprio il tasso che fa per noi.

Dal 2009 le banche sono tenute a proporre al pubblico anche un alternativa all’EURIBOR, correlata al tasso della Banca Centrale Europea (BCE).

Lo «spread» applicato è di solito diverso da quello utilizzato in associazione all’EURIBOR. Scegliendo questa formula il tasso del mutuo verrà ottenuto sommando allo spread il «TASSO BCE» al posto dell’EURIBOR.

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